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Northvolt in crisi: trattative con il colosso cinese CATL. Ma conviene?

Northvolt negozia con CATL per superare la crisi finanziaria, l’Europa rischia di aumentare la dipendenza dai leader cinesi delle batterie.

Il produttore svedese di batterie per auto Northvolt, in crisi finanziaria, ha avviato negoziati con alcuni attori cinesi del settore, tra cui il leader mondiale CATL (Contemporary Amperex Technology Co.). Secondo il quotidiano svedese Dagens Nyheter, i colloqui tra le due aziende sarebbero iniziati in gran segreto la scorsa estate, proprio mentre la crisi finanziaria di Northvolt cominciava a destare allarme. A giugno, infatti, BMW ha ritirato un ordine da 2 miliardi di euro, evento che ha aggravato ulteriormente la situazione. Gli incontri preliminari si sono svolti nella sede centrale di Catl a Ningde, in Cina.

La settimana scorsa, Northvolt, che era vista come il simbolo europeo della sfida per raggiungere l’autosufficienza nel campo delle batterie per auto, ha presentato istanza di protezione dal fallimento (Chapter 11) negli Stati Uniti. Questo passo è arrivato dopo il fallimento di un tentativo di salvataggio finanziario, ostacolato anche dal rifiuto di Goldman Sachs, secondo azionista dell’azienda. A settembre, l’azienda fondata nel 2016 e con sede a Stoccolma ha ridotto di un quinto la sua forza lavoro, licenziando 1.600 dipendenti. Il CEO uscente e co-fondatore Peter Carlsson aveva ipotizzato, all’inizio del mese, che l’espansione in Asia potesse rappresentare una via per superare la crisi.

Con una quota di mercato globale superiore al 37%, Catl non è certo un nome nuovo in Europa. La società, fornitrice di batterie per i maggiori produttori automobilistici occidentali, ha già una presenza significativa nel continente. Nel 2022 ha aperto un impianto a Erfurt, in Germania, e sta costruendo una fabbrica a Debrecen, in Ungheria, con un investimento di 7,6 miliardi di euro e una capacità produttiva annua di 100 GWh, che dovrebbe diventare operativa entro il 2025. Northvolt, invece, fatica ancora a raggiungere la capacità progettata di 16 GWh nel suo stabilimento principale in Svezia, Northvolt Ett, situato in una regione remota al di sotto del Circolo polare artico.

Anche Stellantis ha stretto legami con Catl, firmando un memorandum per la fornitura di batterie LFP (litio-ferro-fosfato) prodotte localmente. Questo accordo potrebbe trasformarsi in una joint venture, sottolineando la necessità di sinergie industriali per affrontare le sfide del settore. Nel frattempo, il progetto Automotive Cells Company (ACC), a cui Stellantis partecipa insieme a Mercedes-Benz e TotalEnergies, sta incontrando difficoltà. Dopo la realizzazione della gigafactory in Francia, i piani per gli stabilimenti in Germania e Italia (Termoli) sono stati sospesi, evidenziando la complessità di competere con i produttori asiatici su costi e scala. Questa situazione è aggravata da una domanda debole di auto elettriche in Europa, con una crescita stimata vicino allo zero per quest’anno, mentre il mercato cinese cresce a ritmi del +30%.

La possibile collaborazione tra Northvolt e Catl – riporta Il Sole 24 Ore – potrebbe rappresentare un’opportunità, ma anche una minaccia per l’Europa. Da un lato, offre a Northvolt risorse e tecnologie cruciali per restare competitiva. Dall’altro, accentua la dipendenza dell’Europa da un leader cinese, sollevando interrogativi sulla capacità del continente di costruire un’industria autonoma delle batterie, fondamentale per il Green Deal e la transizione energetica.

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