Le recenti restrizioni imposte dagli Stati Uniti stanno rimodellando il panorama dei chip AI in Cina. Con NVIDIA bloccata e Huawei pronta a primeggiare con il nuovo Ascend 920 (6nm, 900 TFLOPs), la situazione si fa incandescente.
A causa delle nuove normative commerciali varate da Washington, NVIDIA non può più vendere in Cina i suoi chip AI H20, una volta molto richiesti. L’impossibilità di commerciare questi prodotti lascia spazio a Huawei, che mira a consolidare la propria leadership con i nuovi processori Ascend 920.
Alla base dello stop c’è l’inasprimento delle regole sulle esportazioni, un effetto diretto delle tensioni economiche tra Cina e Stati Uniti. Anche gli H20, creati appositamente per rispettare le precedenti restrizioni, sono stati inclusi nel divieto, privando NVIDIA di soluzioni per mantenere la propria presenza nel mercato cinese. La guerra commerciale impatta dunque in modo diretto sulle operazioni dell’azienda americana in Cina.
Le ripercussioni sono pesanti: prima delle restrizioni, i chip H20 godevano di una crescita del 50% nelle vendite trimestrali, sintomo di una domanda fortissima. Ora si stima che l’impatto finanziario per NVIDIA possa raggiungere almeno 5,5 miliardi di dollari, dato l’impossibilità di rifornire la Cina con le sue soluzioni AI.
Huawei coglie l’opportunità con la presentazione degli Ascend 920, evoluzione degli Ascend 910C, dotati di tecnologia a 6 nanometri sviluppata da SMIC. Le prestazioni annunciate sono elevate: 4000 GB/s di larghezza di banda della memoria e 900 TFLOPs di potenza di calcolo. Con queste caratteristiche, i chip di Huawei possono diventare la nuova scelta privilegiata per le aziende cinesi che necessitano di soluzioni AI ad alte prestazioni.
Huawei conferma la propria resilienza, frutto di anni di adattamento alle sanzioni americane, che l’hanno spinta a creare una filiera autonoma basata su componenti locali. Le aziende cinesi possono ora contare su una potente alternativa interna per i loro bisogni tecnologici nel campo dell’intelligenza artificiale. Questo scenario si inserisce in un contesto globale di tensioni tecnologiche, dove le scelte politiche influenzano pesantemente giganti come Google, Meta e Apple, come mostrano gli sviluppi più recenti.